lunedì 17 ottobre 2016

Parco della Caffarella: da area degradata a luogo simbolo della rinascita e modello da replicare per le aree verdi del V Municipio

Un tempo neanche lontano la Valle della Caffarella, oggi straordinario sito ricco di biodiversità ed uno dei principali corridoi della rete ecologica di Roma, versava nelle stesse condizioni in cui oggi versano diverse aree verdi del Comprensorio Casilino e del Comprensorio Ad Duas Lauros, tra cui il Parco di Centocelle. 
Riporto i passaggi di un articolo di Lorenzo Quilici conservato nell'archivio Cederna, dal titolo: "Antichità della Campagna Romana. Visita alla Valle della Caffarella", pubblicato nel 1987: "Ai nostri giorni la tenuta, dopo che era passata per ereditarietà ai Gerini, è destinata a parco pubblico, facendo essa parte integrante del parco dell'Appia Antica. Ma a vent'anni da tale destinazione poco è stato fatto dall'Amministrazione Comunale, che solo sotto la pressione dell'opinione pubblica si è decisa ai primi passi d'esproprio nel 1976 ed a varare un primo embrionale progetto per la realizzazione del parco stesso nel 1981; ma per mancanza di volontà politica, difetti procedurali e distrazione di fondi, di fatto ogni procedere dell'intervento è fermo. In questo modo la valle, da vent'anni abbandonata dai vecchi proprietari in attesa di un esproprio vantaggioso e dall'Amministrazione Comunale, è divenuta terra di nessuno, gigantesco luogo di discarico di rifiuti urbani di ogni tipo ed occupata abusivamente da centinaia di baracche e di orti che la frazionano in ogni senso". 
Valle della Caffarella
Passando a parlare dell'area della cisterna romana, che si trova poco prima della Vaccareccia, continua Quilici: "In questa zona gli accumuli degli scarichi edilizi e delle immondizie raggiungono livelli e contenuti incredibili. Gli archeologi del futuro, di qui a 1000, 2000 o 5000 anni chissà, riscoprendo un giorno i monumenti della valle, avranno un indice significativo della nostra incultura e della qualità delle nostre Amministrazioni pubbliche. Viene da ridere pensando che pitali, bidè, lavandini, tazze da gabinetto oggi qui scaricati orneranno quei musei e si scriveranno dotti volumi sulla loro tipologia e strato di giacitura, magari in lingue oggi sconosciute". E ancora più avanti: "Seguendo il primo, si continua a percorrere il viottolo della Caffarella, che attraversa la valle davanti al casale e poi volta a destra, verso la città (andando a sinistra, invece, pur raggiungendo un bel poggio di secolari pini ad ombrello, si capita tra vecchie cave di pozzolana trasformate in immondezzai putrescenti)". Infine: "Riscendiamo al viottolo della Caffarella e riprendiamo il cammino: raggiungiamo subito il cosiddetto tempietto del dio Redicolo. Purtroppo, come si diceva all'inizio, il vecchio complesso agricolo nel quale suggestivamente si inserisce è stato trasformato in villetta residenziale ed il tutto è stato illegalmente reso inaccessibile. Molto difficilmente il proprietario, persona scorbutica, vi darà il permesso di accesso; ma potete sempre provare la sua cortesia suonando il campanello al cancello". Oggi quest'ultimo sito descritto da Quilici, l'area del Tempio del dio Redicolo con annesso mulino, è una casa del parco con un piccolo museo, dove un anno e mezzo fa circa abbiamo esposto alcune delle nostre foto naturalistiche all'interno di una mostra fotografica sulla biodiversità del parco. 
Rileggendo quindi queste righe si resta increduli al pensiero che nel 1987 la Valle della Caffarella versasse in queste condizioni, ridotta a discarica, insediamenti abusivi e luogo di diffusa illegalità e insicurezza. Fu grazie alle battaglie e alle pressioni del Comitato per il Parco della Caffarella (e del suo principale animatore Mario Leigheb) che nel 2000 questa grande area venne espropriata (anche se non tutta), sistemata, riqualificata ed annessa al Parco Regionale dell'Appia Antica (istituito nel 1988). 
Il Parco di Centocelle dopo uno degli incendi di agosto
Oggi le stesse battaglie, le stesse pressioni e rivendicazioni, sono portate avanti da diversi comitati, cittadini e associazioni ambientaliste sia per le aree ancora private del Comprensorio Casilino e del Comprensorio Ad Duas Lauros, sia per quelle già pubbliche (caso emblematico il Parco di Centocelle) ma lasciate dalle amministrazioni nelle stesse condizioni in cui si trovava la Caffarella trent'anni fa, in balia di insediamenti abusivi ed illegali, ridotte a discarica e con problemi di sicurezza e perfino di accesso (l'unico ingresso carrabile al Parco di Centocelle, quello di via Casilina, è chiuso dalla fine di giugno di questo anno). 
Se la Caffarella oggi è diventata lo straordinario sito che conosciamo, dove portiamo le scolaresche del quartiere a scoprire la biodiversità e la natura che abbiamo in città, dobbiamo continuare a rivendicare e a pretendere lo stesso virtuoso percorso affinché anche le aree verdi del settore orientale di Roma possano conoscere quella rinascita che trent'anni fa sembrava impossibile anche per la valle dove scorre il fiume Almone, limitrofa ad un sito storico di fama planetaria come quello dell'Appia Antica. 

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